I VESTITI CHE INDOSSIAMO POSSONO ESSERE TOSSICI? (clicca e leggi)
Gli abiti che indossiamo possono essere molto rischiosi, attenzione. Le storie di chi ha sperimentato capi di vestiario tossici possono provarlo. Merlene Paul, una 63enne britannica, ha comprato delle t-shirt in una nota catena di abbigliamento e subito dopo averle indossate ha cominciato a sentire delle strane sensazioni: gola chiusa, occhi che bruciano e naso “pizzicato” da un odore acre e pungente. Merlene, per fortuna, si è subito liberata delle magliette. La sostanza colpevole di questi effetti? La formaldeide, che di solito è usata per conservare i cadaveri. Può sembrare bizzarro, ma molte catene di abbigliamento utilizzano la formaldeide per dare agli abiti un’apparenza impeccabile e per evitare muffa durante il trasporto.
La pericolosità della formaldeide non va sottovalutata. Questo gas incolore, fortemente tossico, provoca irritazioni della pelle e reazioni allergiche. Ed è anche ritenuta una sostanza cancerogena. I controlli sul livello di formaldeide consentito per i vestiti non sempre è efficace. E talvolta funziona meglio per i prodotti provenienti dall’estero, Cina in primis, che per quelli del mercato interno nei Paesi dell’Unione europea, come è successo a Merlene in Gran Bretagna.
Merlene racconta: “Si trova ovunque: nei materassi, nei letti, nei tappeti e nella maggior parte dei vestiti che acquistiamo: lavarli prima di indossarli non basta a liberarsi della formaldeide”. Lei ha i titoli per dirlo. Venti anni fa, quando lavorava nell’industria dell’interior design, passava varie ore al giorno in un laboratorio di tessuti. Dopo tre mesi, ha cominciato a stare male: sintomi influenzali, perdite di sangue dagli occhi e dal naso, spossatezza cronica. Un giorno è svenuta e la diagnosi era: allergia alle sostanze chimiche, formaldeide inclusa. Per riprendere a camminare ci ha messo più di due settimane. Per questo problema, Merlene ha dovuto smettere di lavorare. E avverte: “La gente non si accorge di quanto sia sommersa di sostanze chimiche nella vita di ogni giorno”.
Oltre alla formaldeide, ci sono altre sostanze molto rischiose che possono finire nei nostri vestiti. Greenpeace ha pubblicato un rapporto nell’agosto 2011, “Dirty Laundry”, in cui rivelava che ci sono tracce di agenti chimici tossici, in particolare nonilfenoli etossilati, in prodotti fatti da 14 grandi brand di abbigliamento.
I nonilfenoli etossilati vengono usati normalmente come detergenti nell’industria tessile. In Europa sono proibiti ma dato che molte grandi marche producono fuori dall’Ue, i vestiti possono contenerne comunque tracce. Secondo alcuni esperti, anche a basso livello, queste tossine rappresentano una minaccia per l’ambiente e per la salute. E anche in questo caso, c’è chi sostiene che siano cancerogene. Il pericolo, a detta di Dominic Thompson di Greenpeace, si presenta quando queste sostanze entrano a contatto con l’acqua.
Secondo Brian Clement, autore di “Killer Clothes“, sostiene che molti vestiti sintetici contengono sostanze tossiche come i ritardanti di fiamma brominati e i perfluorinati, considerati entrambi cancerogeni dall’Agenzia americana di protezione ambientale. Il tricloroetilene, un altro composto usato di frequente nella produzione di abiti, è altresì classificato come cancerogeno. Gli effetti più frequenti di queste tossine sono dermatiti e reazioni allergiche. Ma possono, secondo Clement, portare anche all’infertilità.
Un altro pericolo per la nostra salute è la p-fenilendiamina, usata negli abiti di colore nero e per tingere le pelli. Samantha Devlin, una 33enne inglese allergica a questa sostanza è stata costretta a lasciare due lavori a causa delle frequenti dermatiti. Se in qualche modo arriva al sangue, la p-fenilendiamina può generare uno shock anafilattico. Nel caso di Samantha — e il discorso vale per molte altre persone — è sufficiente indossare un abito nero per cominciare ad accusare problemi.
Continuando nella lista dei pericoli nei vestiti, non vanno dimenticati gli ftalati, usati per produrre plastica più flessibile e resistente. Ne sono state trovate infatti tracce in capi di abbigliamento con loghi in plastica. Gli effetti possono essere gravi, possono infatti creare disfunzioni ormonali.
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